Sull’ultimo bollettino diffuso dalla Banca centrale europea a riguardo dell’andamento finanziario del continente, si focalizza la crescita, che risulta essere forte e generalizzata, il fattore lavoro-immigrazione su Germania, Francia e Italia, e il settore prezzi. L’inflazione è calata da 1,4% a 1,5% precedente
«L’analisi economica, effettuata sulla base dei dati economici più recenti e dei risultati qualitativi, indica al volgere dell’anno una dinamica della crescita forte e generalizzata». È così che la Banca centrale europea rende noto in un rapporto l’andamento economico-finanziario europeo dal punto di vista lavorativo, all’economia generalizzata, ai prezzi. Nella nota diffusa durante l’8 febbraio, si spiega come «i consumi privati sono sospinti dalla crescita dell’occupazione, che a sua volta beneficia delle passate riforme del mercato del lavoro e dell’aumento della ricchezza delle famiglie. Prosegue il rafforzamento degli investimenti delle imprese, sostenuti da condizioni di finanziamento molto favorevoli, dalla crescita delle redditività delle imprese e da una forte domanda».
Per quello che concerne il settore prezzi, dal bollettino emerge come l’inflazione in Eurozona sia calata dal 1,4% al 1,5% precedente, visto soprattutto «l’andamento della componente dell’energia. In prospettiva, sulla base dei prezzi correnti dei contratti future sul petrolio, nei prossimi mesi i tassi sui dodici mesi dell’inflazione complessiva dovrebbero mantenersi intorno ai livelli attuali».
Il fattore lavoro-immigrazione
Tuttavia, dalle indagini effettuate, affiora come «le misure dell’inflazione di fondo rimangono contenute e, in parte a causa di fattori straordinari, devono ancora mostrare convincenti segnali di un perdurante rialzo. In prospettiva, l’inflazione di fondo dovrebbe aumentare gradualmente nel medio periodo, sostenuta dalle misure politiche monetarie della Bce, dal perdurare dell’espansione economica, dalla riduzione della capacità inutilizzata nell’economia e dalla più vigorosa dinamica salariale associate a tale espansione».
Per quello che concerne il mercato del lavoro, viene approfondito anche l’aumento dei flussi di immigrazione verso i tre Paesi dell’Eurozona: Germania, Italia e Austria, sottolineando però come «l’impatto sulla forza lavoro finora è rimasto limitato». Gli stranieri in età lavorativa, vale a dire dai 15 ai 64 anni, è una fetta molto più ampia di quella dei cittadini residenti.
Questo porta a concludere come «l’aumento del numero di lavoratori più anziani all’interno della popolazione in età lavorativa, sarebbe stato più pronunciato senza i recenti flussi migratori». Tuttavia, anche grazie alle riforme pensionistiche che hanno aumentato l’età pensionabile, in Italia, Francia e Germania è aumentato esponenzialmente il numero degli occupati over 55: «Il tasso di partecipazione della popolazione di età superiore ai 55 anni mostra una costante tendenza al rialzo», si legge nel rapporto aggiungendo come anche «l’allungamento dell’aspettativa di vita unitamente ad alcune considerazioni sulla sostenibilità fiscale dopo l’inizio della crisi finanziaria hanno portato all’attuazione di riforme pensionistiche in diversi paesi dell’area dell’euro».