In un paese come l’Italia, zavorrato da un debito pubblico spaventoso, uno dei problemi maggiormente percepiti è indubbiamente la pressione fiscale. Negli ultimi vent’anni, tutti i partiti politici, da destra a sinistra, hanno promesso di abbassarla. Ma nessuno, allo stato attuale, è riuscito nel suo intento. Non ultima la Lega di Salvini, che aveva inserito la “flat tax” nel contratto di governo con il Movimento Cinque stelle: la rottura del patto gialloverde, però, non la porterà mai alla luce.
E per alcuni esperti, questo è un bene: inserire un’unica tassa per tutti i cittadini (la Lega proponeva il 25%) avrebbe aumentato – secondo il parere di alcuni economisti – le diseguaglianze sociali nel nostro paese, già di per sé ben allargatesi in questi ultimi vent’anni.
Pressione fiscale, in vent’anni aumentata di 200 miliardi
I promotori della “Flat Tax”, invece, sostengono che attuarla consentirebbe di ridurre l’evasione fiscale: il cittadino, dinnanzi ad una tassazione “ragionevole” (o presunta tale), si sentirebbe in dovere di pagare le tasse. Una cosa, tuttavia, resta certa: la pressione fiscale, in Italia, ha raggiunto livelli difficilmente tollerabili, seppur giustificata da una spesa pubblica con pochi eguali nel mondo e che dev’essere in qualche modo coperta. I numeri, in tal senso, sono lo specchio migliore di quale sia l’amara realtà: negli ultimi vent’anni, le tasse pagate dai contribuenti italiani sono aumentate di ben 200 miliardi. Una cifra da capogiro, che non ha eguali nel resto d’Europa come testimoniano ulteriormente altri dati.
Mantenendo come parametro di riferimento gli ultimi due decenni, l’equiparazione fra inflazione e pressione fiscale rende bene l’idea di quanto sia stata pesante la mano dell’erario: il costo della vita è aumentato del 43%, mentre le entrate tributarie sono cresciute del 65%. In parole povere, le tasse sono cresciute del 22,5% in più del costo della vita. Se lo stato centrale si è dimostrato, numeri alla mano, quasi totalmente insensibile nei confronti dei cittadini, altrettanto non si può dire degli enti regionali e locali, come si evince dalla nuova legge di bilancio lazio, anche se la strada per venire incontro alle reali esigenze dei cittadini è ancora lunga e tortuosa.
L’evasione fiscale in Italia: un enorme danno per l’intera collettività
La forte pressione, però, è dovuta anche da un problema atavico del nostro paese: l’evasione fiscale. Si stima, infatti, che le risorse sottratte dal fisco abbiano raggiunto la ragguardevole somma di 120 miliardi annui, ovvero il controvalore di quasi tre manovre finanziarie. Pressione ed evasione, però, sono strettamente correlate fra loro: uno rappresenta un problema per l’altro e viceversa.
Non sono pochi gli esperti fiscali che imputano i numeri monstre dell’evasione fiscale all’elevata tassazione presente nel nostro paese: con un carico impositivo così smisurato, anche l’elusione del fisco non può che assumere dimensioni gigantesche. Non tutti, però, sposano questa tesi. C’è chi sostiene, infatti, che finché non verranno introdotte pene più rigide per chi commette reati fiscali e patrimoniali, in controtendenza con alcune misure (ad esempio, falso in bilancio) attuate negli ultimi venti anni, una fetta consistente di cittadini continuerà ad evadere il fisco.
Oggi, la media nazionale dell’evasione fiscale sfiora il 17%, con differenze sensibili fra le varie regioni dello Stivale. L’evasione fiscale, però, è soltanto uno dei tanti fattori che deprimono il nostro paese, che per agganciare gli standard qualitativi dei maggiori paesi europei deve risolvere altre delicate problematiche, spesso concause dell’elevata elusione fiscale. I tempi della giustizia sono lentissimi e agevolano il compito di chi vuol commettere reati fiscali.
La burocrazia ha raggiunto livelli ormai insopportabili, rendendo la vita complessa ad imprenditori, artigiani e semplici cittadini. E la pubblica amministrazione, inoltre, resta la peggior pagatrice d’Europa, saldando i propri debiti con ritardi imbarazzanti, non degni di un paese membro del G8. Gli italiani, quindi, sono il popolo europeo più tartassato dal fisco, ma in cambio non ricevono quanto loro dovuto in termini di erogazione e celerità dei servizi.