Dove investire la liquidità oggi?
I vecchi, cari BFP convengono ancora? Se hai della liquidità in eccedenza sul conto, dove investirla? La domanda assilla molte persone, strette tra il timore di perdita e il desiderio di un rendimento che si possa chiamare tale. Un tempo conveniva investire in Buoni Fruttiferi Postali (BFP), uno strumento di investimento semplice, garantito dalla Cassa Depositi e Prestiti che fa capo al Ministero del Tesoro, quindi con la garanzia dello Stato. A parte le incertezze del momento legate a quelle che saranno le decisioni del nuovo, per ora, ancora ipotetico Governo che fanno dormire sonni agitati ai risparmiatori e agli investitori, quali sono i rendimenti del BFP al momento?
Sono ormai lontani gli anni in cui il tasso di rendimento era al 100% alla scadenza di 5 anni, il 200% dopo 8 anni; era il periodo del 1983/84 e si parla del Buono a Termine della serie AA. Vero che all’epoca l’inflazione era galoppante, tanto da aver indotto il Governo di allora, il Governo Craxi, a prendere la decisione di congelare quella che all’epoca si chiamava “Scala Mobile”, l’adeguamento automatico periodico dei salari al costo della vita, al fine di frenare la spirale di aumenti dei generi di consumo, ridurre l’inflazione eccessiva ma certo un rendimento medio annuo dei Buoni postali di altre il 14,7% era davvero interessante. Negli stessi anni un deposito sul Conto Corrente arrivava anche al 10% annuo, allettante, per cui andare a cercare investimenti a maggiore rischio non aveva razionalmente senso.
Il rendimento attuale dei conti correnti
Ritornando al giorno d’oggi, il rendimento dei Conti Correnti è azzerato, in qualche caso addirittura negativo mentre tasse, canoni e costi connessi erodono il capitale lasciato fermo sul conto. I BFP esistono ancora e in tanti li sottoscrivono, soprattutto per mantenere il capitale, non perderci in buona sostanza ma certamente non per il rendimento che se ne può ottenere; andando a vedere i dati ufficiali di Poste Italiane, notiamo come investire 1000 Euro in un Buono Ordinario Postale, dopo 5 anni, porta un rendimento di 2,19 Euro al netto delle imposte, 2,50 Euro lordi; se si guarda in prospettiva più a lungo termine, dopo 10 anni otterrai un rendimento di poco superiore a 46 Euro e soltanto dopo 20 anni avrai un rendimento minimamente interessante, pari a 304 Euro netti.
C’è seriamente da domandarsi se oltre alla garanzia del capitale, peraltro poi eroso dall’inflazione che si sta rialzando e che andrà ad erodere il 2% annuo di valore, quale altro motivo possa spingere a mantenere fermo per 5 anni un capitale per avere poco più di 2 Euro di rendimento su 1000 investiti.
Peraltro anche i Conti Deposito, sempre cari agli italiani, attualmente non vanno oltre ad un rendimento netto dello 0,34/0,54%, davvero un’inezia, non sufficiente per essere attraente per un investitore, un dato ufficiale che ancora non tiene conto dell’inflazione che, erodendo ulteriormente il capitale depositato, toglie di fatto anche questo rendimento, rischiando addirittura di portarlo in negativo. Alla fine, quale può essere un investimento in cui rendimento e rischio si bilanciano abbastanza da poter essere di interesse anche per gli investitori con scarsa o media propensione al rischio?
Molti investitori stanno volgendo lo sguardo verso i Fondi Obbligazionari, ovvero portafogli diversificati con investimento in Titoli di Stato, non necessariamente italiani, e di Aziende di una certa solidità, quindi con una ridotta volatilità che significa altrettanto ridotto rischio e con rendimenti interessanti. Occorre, però, sempre tenere d’occhio i costi correnti dell’investimento che su alcune piattaforme sono particolarmente elevati senza fornire, peraltro, né maggiore rendimento né maggiore protezione dalla volatilità. I costi elevati possono erodere significativamente i rendimenti rendendoli decisamente meno interessanti.