La certificazione della gender equity: ecco come funziona

La certificazione della parità di genere è stata istituita in via ufficiale il 1° gennaio del 2022: in questo articolo scopriamo in che cosa consiste e a che cosa serve.

Lo facciamo insieme agli esperti di Gruppo RES che nel loro centro di consulenza aziendale offrono la certificazione per la parità di genere.

Quello della parità di genere è uno degli obiettivi di sviluppo sostenibile che sono stati inseriti nell’Agenda ONU 2030. La missione 5 del PNRR a sua volta mette in evidenza la necessità di intervenire sulle disparità: al fine di sviluppare politiche di inclusione sociale sono stati messi a disposizione oltre 9 miliardi di euro. I requisiti che devono essere rispettati per costruire un sistema finalizzato alla gender equity in modo che la stessa possa essere certificata da enti terzi sono indicati dalle linee guida UNI PDR 125.2022

Gli obiettivi del sistema

La tutela della maternità e della paternità è un obiettivo significativo di questo sistema, ma non è certo l’unico. occorre citare, infatti, l’ambizione di:

  • Conseguire la parità salariale, ovviamente a parità di livelli e di mansioni
  • Stimolare le opportunità di carriera
  • Ridurre il gender gap attuale
  • Stimolare le prestazioni organizzative

Per intervenire sul divario di genere, che ancora ad esso rappresenta un problema sociale ed economico, è necessario pianificare e mettere in atto delle politiche supportate da misure concrete, fermo restando che le differenze devono essere sempre valorizzate e mai annullate. In relazione alla necessità di migliorare le performance, invece, è stato verificato che là dove la parità di genere viene favorita si possono conseguire risultati e obiettivi migliori per effetto della valorizzazione delle differenze, dell’inclusione e della costruzione di pari opportunità.

A chi è rivolta la certificazione

Tutte le organizzazioni hanno la possibilità di intraprendere un percorso di certificazione, a prescindere dal loro settore di appartenenza e dalle dimensioni che le caratterizzano: in ogni caso sono previste semplificazioni a vantaggio delle realtà più piccole. Specifiche misure entrate in vigore grazie ai fondi del PNRR sono finalizzate a supportare le organizzazioni che decidono di seguire la strada della certificazione.

I benefici

Sono evidenti i vantaggi di natura reputazionale che scaturiscono da una certificazione. La parità di genere attestata da un ente terzo dimostra il livello di maturità e di sensibilità dell’organizzazione, con benefici significativi per la reputazione agli occhi degli stakeholder di oggi e di domani. La partecipazione a bandi di gara italiani e internazionali, inoltre, è correlata a premialità e sgravi fiscali che possono essere ottenuti su base annuale dalle organizzazioni a cui viene attribuita la certificazione in base alla UNI PDR 125:2022. Insomma, ridurre il gender gap conviene anche dal punto di vista economico.

Le peculiarità della UNI PDR 125:2022

La UNI PDR 125:2022 è, in sintesi, la prassi di riferimento per ciò che riguarda la parità di genere, attraverso la quale vengono identificate le linee guida dei sistemi di gestione sulla base di KPI, vale a dire indicatori prestazionali. Si prevede, in particolare, la misura dei dati riguardanti il genere: tali informazioni devono inoltre essere rendicontate ed essere sottoposte a valutazione. Lo scopo – vale la pena di ribadirlo ancora una volta – è quello di innescare un cambiamento sostenibile e che si riveli longevo.

I settori coinvolti: politica, economia e istruzione

Non solo la politica e l’economia sono coinvolti in questo processo: anche la sanità e l’istruzione, infatti, vengono chiamate in causa quando si tratta di diversity and inclusion. Deve comunque essere chiaro che solo le organizzazioni più inclusive hanno la capacità di generare un valore maggiore.

Per questo è importante intervenire sui processi di gestione e sulla retribuzione, ma anche su aspetti a volte troppo sottovalutati come la cura della famiglia e la genitorialità.